ITALIA……..Paese di Vecchi e Poveri

15.03.2017 20:01

ITALIA……..Paese di Vecchi e Poveri

 

Sono allarmanti i dati riportati nel rapporto Adepp (associazioni delle casse previdenziali privatizzate)  ove con tutta evidenza appare che i Professionisti italiani……. non navigano in buone acque.

Nel  VI° Rapporto Adepp i titolari di partita Iva in Italia sono infatti sempre più poveri e vecchi in quanto riportano dati che  testimoniano che il quadro della situazione è allarmante.

Non soltanto è aumentata l’età media degli iscritti alle Casse di previdenza privata, e quindi dei professionisti con partita Iva, ma c’è un netto divario tra i redditi da una regione all’altra.

In Calabria un professionista con partita Iva guadagna una media di 20 mentre sono 60 mila euro in Lombardia.

 L’analisi dei dati contenuti nel rapporto Adepp confermano quella che potremmo definire una “fortunata intuizione”: in Italia non è vita facile per i professionisti e nelle Regioni del Sud le difficoltà economiche dei titolari di partita Iva sono maggiormente accentuate.  

Hanno inciso poco le proteste dei professionisti e dei titolari di partita Iva, sempre più danneggiati dalle novità fiscali che puntualmente finiscono con l’appesantirne il carico di adempimenti tributari.

Nelle ultime settimane ad accendere il dibattito di imprenditori e professionisti sono stati i nuovi adempimenti fiscali che, a partire dal 2017, comporteranno l’aumento dei costi per la contabilità del popolo delle partite Iva. Addirittura si è arrivati a parlare di una nuova tassa occulta che sulla base delle analisi di Confprofessioni Lazio farà lievitare di ulteriori 480 euro il costo di gestione delle partita Iva.

Come dicevamo, i dati allarmanti contenuti nel rapporto dell’Adepp arrivano a confermare che le proteste dei professionisti e le lamentele a fronte di un sistema fiscale svantaggioso ed intricato non sono poi così immotivate.

Basta comparare  i dati tra il 2005 e il 2015 per verificare che il calo percentuale del reddito dei professionisti con partita Iva è stato del 18%.

La crisi dei professionisti non riguarda solo i redditi poiché i dati raccolti nella banca dati dell’Adepp relativi ai titolari di partita Iva iscritti alle casse di previdenza di categoria riguardano il periodo 2005-2015 e riescono a fornire un quadro completo e specifico di quella che è stata l’evoluzione temporale dei professionisti.

Balza subito agli occhi ( e ciò farebbe pensare ad una ripresa economica e lavorativa) l’aumento degli iscritti agli Enti di Previdenza Privati; nel 2015 l’incremento è stato di 1.489.000 unità, numero che si traduce in un aumento percentuale del 21,59% tra il 2005 e il 2015.

Ma ciò è dovuto solamente al fatto che i professionisti in Italia sono sempre più vecchi.

La percentuale di aumento iscritti a enti previdenziali privati non riguarda nuovi ingressi ma la permanenza a lavoro dei professionisti anziani.

Mostrano invece un lieve incremento le giovani professioniste donne iscritte al 2015, anche se il gap tra uomini e donne titolari di partita Iva è ancora molto elevato: il 64,7% dei professionisti iscritti agli enti di previdenza privati è di sesso maschile e soltanto il 35,3% sono invece donne.

 

Ma è il calo dei redditi  il dato che però preoccupa di più; avviene infatti che tra il 2005 e il 2015 il reddito delle partite Iva sia diminuito del 18%, dato che sale al 20% se si considerano invece i redditi nel periodo tra il 2008 e il 2015.

Allarmante è la differenza  tra Nord e Sud e tra uomini e donne.  La  situazione di svantaggio economico per il Sud coinvolge anche i professionisti titolari di partita Iva poiché a fronte di una diminuzione media del reddito del 18% nel periodo compreso tra 2005 e 2015, è impressionante, come abbiamo detto, la differenza di reddito tra un professionista con sede in Calabria e un collega residente invece in Lombardia.

Più o meno simile la “performance” nelle restanti regioni del Sud Italia, mentre nel Centro Italia i redditi si assestano in media intorno ai 40/50 mila euro.

Abissale è la differenza di reddito medio che intercorre tra professionisti di sesso maschile e femminile; per le donne è il 60% di quello degli uomini.

 

Una professionista in Calabria guadagna poco più di 11 mila euro annui, somma che come ben si può immaginare, difficilmente consente di vivere una vita dignitosa e, soprattutto, di portare fare un solo lavoro. In più, a danneggiare i redditi delle lavoratrici professioniste interviene la maternità. Circa il 15% delle professioniste ha abbandonato temporaneamente o per sempre la propria professione a seguito di gravidanza. Poi il 50% delle lavoratrici ha subito un decremento medio maggiore al decremento complessivo dei redditi dei professionisti. Il reddito delle lavoratrici professioniste con partita Iva è diminuito con la nascita di un figlio di circa il 40%. Per portare l’esempio di una professionista calabrese, con una gravidanza gli 11 mila euro annui diventerebbero all’incirca 7 mila euro.

A quando un’inversione ?

 

Antonio Ribezzo